Anni fa mi trovavo in Umbria e non persi occasione di partecipare alla visita al frantoio tradizionale e al successivo mini corso di assaggio. L’olio, a quel tempo, era il condimento per l’insalata e oltre di là non andavo, così quando vidi davanti a me i tre bicchierini e sentii le prime parole della guida “ora andremo ad assaggiare…”, non persi tempo ed ingollai una delle ampolle pregustando i sapori dell’olio nuovo. Peccato che quel campione era olio rancido (tipico esempio che ritrovi sempre in un mini assaggio, per far capire chiaramente la differenza tra olio buono e non buono) ed io non solo ero disgustata, ma stetti male tutta la giornata!
I compagni di viaggio non tardarono a ricordarmi le proprietà benefiche del bere olio, chi lo proponeva a digiuno la mattina, chi in sovradosaggio durante i pasti, ma un punto era ancora poco chiaro…l’olio buono qual’è?! Ed io, che avevo bevuto un bel bicchierino di olio decisamente non buono, ricevevo gli stessi benefici di un olio inteso in generale? La risposta è abbastanza scontata, no!
La settimana scorsa ho frequentato il corso di idoneità fisiologica all’assaggio dell’olio d’oliva organizzato da Olea, cinque giornate di informazioni e soprattutto di allenamento all’assaggio e al riconoscimento dei difetti e delle qualità dell’olio d’oliva. A parte il fatto che, a forza di prove, ne sono uscita con un olfatto potenziato tipo cane da tartufo…effetto che chiaramente scompare senza esercizio, devo dire che l’entusiasmo per le nuove nozioni si è scontrato con una sorta di scoraggiamento.
L’olio da olive viene utilizzato, a livello mondiale, solo per il 3% mentre il restante è olio di semi e altre sostanze grasse. L’Italia detiene il 18% della produzione contro il 44% della Spagna, ma soprattutto l’Italia esporta la metà di quanto produce ed importa molto di più da altri paesi. Ciò che l’Italia esporta è prodotto Dop (la penisola può vantare 40 Dop per l’olio d’oliva extravergine di oliva), ciò che importa è solitamente prodotto a basso costo. Quanti di noi acquistano olio da olive al supermercato senza chiedersi qual’è la differenza tra una bottiglia e l’altra sullo scaffale? Molti credo, eppure in quanto italiani e portatori sani della dieta mediterranea ne facciamo uso quotidiano e ne conosciamo anche le qualità salutistiche. Forse conviene fare una riflessione in merito…
A proposito, un olio rancido non va utilizzato mai perché non solo è cattivo ma ossidato e quindi carico di perossidi, eppure può succedere che tale difetto sia presente negli oli vergini e negli oli di oliva, oppure nell’olio extravergine di oliva male conservato. Ultima cosa: se vi propongono un mini assaggio di oli, strippate non bevete!