Tanti gli spunti che possono emergere da un confronto tra vini di territori e paesi diversi, soprattutto perché in linea generale gli stimoli più proficui vengono dall’apertura all’altro come apporto di nuove idee e nuove visioni. Lo sa bene chi mi segue su twitter (@elenaroppa), dove mi diverto a scovare news da ogni nazione per traslare le esperienze e germinare alternative all’ovvietà del “siamo l’ombelico del mondo”. E a proposito di sperimentare, ho avuto il piacere di partecipare alla degustazione comparativa guidata da Delphine Veissiere (@dveissiere), con protagonista l’Associazione dello Schioppettino di Prepotto, che si è tenuta a Cividale del Friuli presso il Ristorante Al Monastero e a cui erano presenti produttori di Schioppettino di Prepotto, l’agronomo Carlo Petrussi, l’enologo Nicola Macrì. L’idea di partenza e lo spunto offerto da Delphine era la vicinanza di aromi e gusti tra lo Schioppettino di Prepotto e il Syrah della Valle del Rhône (del Rodano) ed eravamo attorno ad un tavolo per mettere alla prova narici, papille e cervello! I quattro campioni francesi, in ordine di apparizione, sono stati il Petite Ruche Crozes-Hermitage 2010, Les Arènes Cornas 2009, Guigal Côte-Rôtie 2008 e il Monier de la Sizeranne Hermitage 2009: tutti vini con base Syrah e nel caso dell’ultimo 100% Syrah, provenienti da cru differenti della zona della Valle del Rhône. Tenendo presente che la degustazione non si è addentrata sulle tecniche di allevamento e lavorazione di ogni singolo vino, si è giocato molto più sulle sensazioni organolettiche che questi hanno creato in ciascuno dei partecipanti.
Ma facciamo un passo indietro, solo per approfondire maggiormente il tema: che cos’è lo Schioppettino di Prepotto e perché dovrebbe essere simile in alcune caratteristiche allo Syrah? Lo schioppettino è un vitigno autoctono del Friuli Venezia Giulia, coltivato in quasi tutta la regione, che però si esprime in modo del tutto particolare nella piccola località di Prepotto (35 ettari in tutto la sua diffusione in questo paese) e da questo presupposto nel 2005 ha ottenuto, nell’ambito della Doc del Friuli Colli Orientali, un disciplinare speciale e l’appellativo di sottozona “di Prepotto”. Vi rimando al link dell’associazione qui, per sapere tutto ma proprio tutto sul disciplinare di produzione. Presenti alla serata otto produttori di questo vino: Ronco dei Pini, Vigna Petrussa, Pizzulin, Casella, Lenuzza, La Buse dal Lof, RoncSoreli e La Viarte, parte di un gruppo che tenta di percorrere una strada comune di crescita e fare rete per diffondere la conoscenza di questo vitigno. La Valle dello Judrio dove risiede Prepotto è una valle chiusa, come ha ben spiegato Carlo Petrussi, in cui si creano condizioni particolari di terreno date anche dalla presenza del torrente e dei rivoli: si tratta di suoli alluvionali e flysch che conferiscono allo Schioppettino un’espressione completa e molto vera di se stesso. Stesse condizioni nella Valle del Rhone? Assolutamente no, ma il timbro di un vino non deriva solo dal terreno, tenendo conto anche di altre variabili che entrano in gioco come il clima, il metodo di allevamento, lo stile dell’enologo, le modalità di vinificazione, i legni utilizzati. La nota comune che si è potuta apprezzare nel corso della serata è quello che caratterizza maggiormente lo Schioppettino, cioè il sentore di pepe e di spezie, e che si ritrova nello Syrah.
Degustando i diversi vini abbinati ad un menu che ben si sposava, come nel caso degli antipasti composti da prosciutto di San Daniele e pesche e da salame di cervo, sono emerse riflessioni che vanno ben oltre il riscontro dei singoli vini. Dall’ombelico del mondo di Prepotto, si è passati a termini di paragone più ampi, dal Friuli all’Italia, dalla Francia al mondo. Perché tutti erano concordi che “il vino del produttore” non è la logica che oggi possa essere sposata – fare un vino per se stessi, anche se è il migliore del mondo (ma poi chi a giudicarlo?), non porta da nessuna parte. Meglio mettersi in questione e magari fare autocritica, come auspica Petrussi che notava come il Friuli Venezia Giulia negli anni ’90 sia stato vittima della moda della viticoltura francese e per questo motivo abbia perso gran parte della sua storia, se non tutta. Tocca oggi ai validi produttori che questa regione detiene, ripercorrere le tappe, cercando di uscire da questa situazione e, con coraggio e inventiva, trovare la propria strada.
Mentre si chiacchierava in arrivo il primo piatto, un delizioso risotto allo Schioppettino con formaggio ’24 della Latteria di Cividale (chiamato così in onore del 1924, anno di fondazione di questa storica latteria), che non poteva abbinarsi meglio al vino. L’argomento si sposta ora sulla storia della viticoltura nel nostro paese, che ha ancora tanto da esprimere e ancora tanta storia da scrivere, se si fa caso ad esempio al tema del legame tra caratteristiche del vino e legno utilizzato per l’affinamento, dove ancora si ritorna in molti casi a seguire mode e trend senza porsi la questione in modo più tecnico e direi quasi scientifico.
Il secondo piatto è un succoso filettino di cinghiale con cipolla di tropea e mostarda di castagne, il piatto forse più apprezzato da tutti per la perfetta cottura e tenerezza delle carni dell’animale selvatico. L’abbinamento da sempre consigliato come ideale per lo schioppettino è proprio la selvaggina ed il cinghiale. Degustiamo il Monier de la Sizeranne Hermitage 2009, una bottiglia che costa circa 200 euro, e ci chiediamo se un giorno anche lo Schioppettino di Prepotto potrà ambire ad un valore commerciale tale, vista la qualità artigianale e la cura che questi produttori gli riservano. E ci interroghiamo su quel valore aggiunto che tanto fa e che si compone di educazione al bere bene, di conoscenza, di professionalità nel saper fare e nella comunicazione e per il quale dovremmo davvero impegnarci.
Arriviamo ai formaggi, l’erborinato di pecora e il fresco di mucca con cioccolato e composta, e siamo d’accordo – ebbene si – sull’eleganza dello Schioppettino e sulla sua vitalità. La qualità mediamente alta che possiamo esportare non può che farci ben sperare, anche se non è facile trasmettere un terroir ed i suoi valori. Eppure se lo raffrontiamo ad un essere umano, questo vino così vivo, così legato alla terra, così armonioso sarebbe sicuramente più simpatico di un algido e perfettino, che ha studiato alle grandi scuole ed è ineccepibile, o no?!
Commenti
Ciao Elena. Interessante articolo… Io adoro lo schioppettino specialmente quello di Roncsoreli e della Viarte. Due aziende gestite da persone che amano il proprio lavoro…..e lo si vede e lo si beve!!!! Grazie e buon weekend Stefania
Ciao Stefania! Lo Schioppettino di Prepotto è uno di quei vini che definisco “da provare almeno una volta nella vita”, perchè come osservi tu c’è passione in esso e tutti i medio/piccoli produttori che lo vinificano lo fanno davvero al meglio. Buon week end, grazie mille
Bravissima Elena!