Dolina, l’entroterra di Trieste da cui si vedono il mare, la città, il verde dei boschi e tramonti mozzafiato tra nuvole ed acqua. Dolina pervicace come solo l’entroterra può essere, fedele alla sua memoria storica, che ci salverà dalla globalizzazione non ragionata. In questa zona, dopo la seconda Guerra Mondiale, vennero favoriti due insediamenti industriali di rilevanza, e fu la popolazione ad opporsi ad ulteriori erosioni del territorio naturale grazie ad un insediamento rurale sull’altura di Dolga Krona. Un appostamento contadino per difendere quel che restava di bello e prezioso: qui nacque una grande stalla sociale gestita da oltre settanta soci, che si davano turni settimanali per mantenerla attiva, rinunciando alle loro attività. La favola non poteva durare a lungo, e purtroppo la gestione egualitaria e senza remunerazione portò al fallimento la stalla sociale nel 1999.
Ma dalle ceneri delle buone azioni rinasce sempre il germe della speranza ed è così che nel 2000 un gruppo di giovani della zona prese in mano la struttura, la risanò giorno dopo giorno e qui nacquero un centro ippico, una azienda vitivinicola, pascoli da convertire in vigneti e oliveti per gli agricoltori di Dolina ed una sala con punto vendita per promuovere il turismo e l’enogastronomia locale. Il suo nome è Dolga Krona, una “lunga corona” che dall’entroterra arriva fino al mare, per fare promozione attiva del vino e dell’olio di Dolina, dei prodotti tipici del Friuli Venezia Giulia, dell’artigianato e dei percorsi naturalistici. L’occhio mi cade subito sul listino dei vini, in mescita ed in bottiglia: il prezzo è davvero allettante, mi dicono a Km 0, visto che l’intento è farli conoscere questi piccoli produttori.
Per salire da Trieste a Dolina ci si impiegano circa dieci minuti, per poter degustare Bole, Grgic, Klabjan, Kocjancic, Merlak, Sancin, Zahar e Zerjal ad un costo al calice che oscilla tra 1,80 e 2,70 euro, mica male! Alcuni di questi sono soci diretti della rinnovata cooperazione che gestisce Dolga Krona, come per esempio Kocjancic, Sancin e Parovel, i quali hanno anche in affidamento il compito di investire nei vigneti e negli oliveti dell’altura collinare per farne area produttiva.
Di non solo vino si vive però (o forse anche si…ci devo pensare!). Mi meraviglia la scoperta del tè della Landa Carsica, che con i sali ed i condimenti aromatici per la tavola che tanto bene si abbinano con la cucina locale, fa bella mostra di sè negli scaffali di Dolga Krona. L’idea di creare un luogo che accolga la cultura e la tradizione si concretizza anche nel poter acquistare l’artigianato artistico di Paolo Hrovatin, che lavora la pietra carsica realizzando oggetti d’arredamento originali. E poi tanti oli delle piccole e rare produzioni di Dolina, tra le quali spicca la varietà autoctona Bianchera, dalle virtù salutari riconosciute per la quantità di polifenoli che la caratterizza.
In questo fazzoletto di terra, l’usanza di coltivare vigneti ed oliveti è ben radicata, è la vita stessa della sua popolazione, che onora i vecchi ed i loro usi e costumi per dare armonia ai giovani. A Dolina i bambini giocano ancora con le fontane dell’acqua, sotto gli occhi benevoli della Madonna e della Comunità. Sono giorni di festa, sono i giorni della Majenca: ad inizio del mese di Maggio la popolazione inneggia alla fertilità del luogo issando un grande albero di ciliege carico di arance e bandierine colorate su un alto palo nella piazzetta di Dolina. La leggenda narra che gli uomini del paese vadano a rubare ogni anno il più bel albero di ciliege del circondario: si mobilitano con il buio della notte dopo aver scelto il giardino predestinato e, con seghe e furgone, se lo portano via, lasciando il malcapitato proprietario con gli occhi sbarrati dalla sorpresa al risveglio. Mi piacerebbe lasciarvi credere che sia una leggenda, ma in realtà è tutto vero…state in guardia voi che avete alberi di ciliege! Processi ne hanno fatti, ma i gagliardi di Dolina hanno sempre vinto grazie al cavillo del valore del costume tradizionale che si perde nella notte dei tempi.
E forse forse tutti noi tifiamo per loro, ultimi baluardi della memoria storica che vale in quanto tale, che oggi più che mai si prodigano per realizzare piccoli musei etnografici raccogliendo reperti dalle case del paese e cercando di mantenere viva l’architettura rurale che contraddistingue il paese. Notevole in questo senso il lavoro di Giuliana Iez Rugliano, prematuramente scomparsa nel 2002, ma la cui ricerca è stata ripresa dalle sue amiche riunitesi in comitato e che oggi portano avanti il progetto di “architettura rurale nel Comune di San Dorligo della Valle”, documentando gli elementi architettonici che compongono l’identità di Dolina. Che saremmo senza storia, senza identità culturale, senza persone che dedicano la loro vita alla comunità? Ad ognuno di noi la risposta, secondo il suo credo e le sue aspirazioni.
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