In agricoltura c’è un’urgenza rispetto ai giovani: in Italia solo il 3% degli agricoltori ha meno di 35 anni, il 50% ha superato i 60 anni. Nel recente passato abbiamo vissuto una redistribuzione dell’occupazione dal settore primario a quello industriale e terziario, con conseguente riduzione degli occupati in agricoltura ed invecchiamento del settore. E’ chiaramente un fenomeno che caratterizza tutte le economie sviluppate, ma – su base europea – l’Italia è tra le economie che devono affrontare questo problema in maniera più stringente, perchè il dato è davvero preoccupante. (p.s. ora capiamo perché è tanto complicato innovare in agricoltura, non essendoci un ricambio generazionale fluido).
Ecco perché leggiamo ovunque articoli in cui si evidenzia l’attenzione che vi è rispetto ai giovani agricoltori e le misure di emergenza per favorire il ritorno alla campagna. E su questo tema si è discusso anche la scorsa settimana al Convegno organizzato dall’Associazione dei Viticoltori del Carso – Kras presso il Castello di Duino, in occasione dell’evento Mare e Vitovska. L’appuntamento era dedicato a “Storie di giovani viticoltori sul Carso e in Italia” con interventi di vignaioli e un’interessante panoramica generale dei temi più stringenti dell’Unione Europea inerenti l’agricoltura da parte dell’eurodeputato Herbert Dorfmann.
Dorfmann ha chiarito fin da subito che l’agricoltura non è un hobby, ma un’attività economica che deve produrre reddito. Le agevolazioni dovrebbero essere dirette a sanare problematiche reali quali le zone svantaggiate, i territori in difficoltà e la viticoltura eroica, il ripristino di zone abbandonate e appunto le urgenze come quella data dalla necessità dell’immissione dei giovani nel settore dell’agricoltura. I fondi europei potrebbero essere messi a disposizione per risolvere questi problemi, non per supportare l’agricoltura in generale. Chiaramente non è facile operare queste scelte nette di campo, anche se ne va del nostro futuro.
Durante l’incontro sono stati toccati anche altri temi di interesse per il settore del vino relativi all’Europa, quali i diritti di impianto, l’etichettatura e Natura 2000. Per quanto riguarda i diritti di impianto dei vigneti, questi dal 2016 verranno soppiantati dalle autorizzazioni di impianto: un cambio di sistema non solo nominale, ma di fatto, che estinguerà la pratica del pagamento dei diritti di impianto (che prevedeva in molti casi il passaggio, dietro compenso, di quote per poter impiantare vigneti da Sud a Nord), introducendo una distribuzione gratuita di circa 5-6000 ettari ogni anno per quanto riguarda l’Italia. Anche su questo tema si potrebbe innestare l’argomento “giovani e agricoltura”, perchè una scelta coraggiosa potrebbe prevedere che vi sia un diritto di prelazione delle autorizzazione di impianto a favore di giovani vignaioli.
Come sappiamo, le etichette degli alimenti hanno già subito un nuovo regolamento, che era stato discusso in Commissione Europea 3 anni fa. Dalla fine del 2014 vi è l’obbligo di inserire nelle etichette alimentari indicazioni aggiuntive quali gli allergeni e vi è obbligo di maggiore trasparenza rispetto agli ingredienti (per saperne di più, vi rimando a questo link de Il Fatto Alimentare). In quella sede, era stato discusso anche delle misure da prendere in merito al vino, ma si è temporeggiato istituendo altri anni di riflessione, fino a giungere allo scadere di questo tempo, tanto che quest’autunno l’Europa dovrà decidere anche in merito alle nuove norme di etichettatura degli alcolici. La discussione verte in particolare sull’introduzione delle calorie e sulle avvertenze circa l’assunzione di alcol se si guida o se si è in gestazione. Di rilevanza fondamentale la riflessione circa il contenuto calorico del vino: diciamo subito che 100 ml di vino valgono in media 70 calorie, mentre 100 ml di birra valgono circa 45 calorie. Solitamente al bar ordiniamo uno o due calici di vino (150 ml per calice), mentre una birra piccola equivale a 200 ml, una birra media a 400 ml, una birra grande a 5-600 ml. Facendo un confronto il più reale possibile, lo scarto è di 15 calorie: se bevo una birra piccola le calorie sono 90, se bevo un calice di vino, le calorie sono 105. Questo per dire che la teoria non è mai la pratica e il vino (e anche la grappa, se è per questo) ne esce perdente dal confronto con la birra sulla base delle calorie ogni 100 ml. Ecco perchè il mondo della birra ha preso al volo l’occasione ed introdurrà su base volontaria le calorie in etichetta già da questa estate, così da abituare il consumatore, che resterà poi perplesso circa il confronto con le calorie del vino su base 100 ml.
Ultima riflessione circa i temi della ruralità relativamente alla Commissione Europea, mi sembra doveroso riportare ciò che Dorfmann segnalava circa la cittadinanza attiva: l’Unione Europea abitualmente realizza delle consultazioni pubbliche aperte a tutti online per sapere cosa pensano i cittadini circa determinati temi, ma sempre troppo poche persone si avvalgono di questo strumento importante per dire ciò che si pensa. Il prossimo mese scade la consultazione pubblica sul tema delle aree protette (progetto Natura 2000), che potrebbe incidere sui territori blindando zone non più accessibili all’agricoltura perchè ritenute isole felici per specie protette di uccelli ed altri animali. Le associazioni naturalistiche hanno già dato il loro riscontro, mentre i giovani agricoltori ed i cittadini che magari in quelle zone ci vivono e vorrebbero continuare a praticare l’agricoltura non si sono ancora espressi. Qui il link alla Consultazione pubblica UE in materia di protezione della natura.
Ma i giovani vignaioli come affrontano la loro attività? Che dicono a proposito? Durante il Convegno, quattro esperienze sono state presentate dai diretti interessati e tutte davvero interessanti. La prima è quella di Gagrijel Cernigoi, che da due anni imbottiglia Malvasia e Vitovska sotto il nome di Gabi Wines azienda agricola in quel di Longera (Trieste). Il padre era un viticoltore hobbista e aveva un piccolo terreno, dove coltivava la vite per piacere e passione ed è così che Gabrijel ha pensato di partire da quella terra per costruire il suo futuro. Oggi studia enologia all’Università di Nova Gorica e intanto lancia il suo guanto di sfida: “i giovani hanno fame di terra e bisogna dargliela“. Non gli basta quel piccolo terreno, con il quale non raggiunge neanche le 3000 bottiglie, ed ha ragione, ma l’accesso al credito e le misure per i giovani devono essere ancora affrontare seriamente dall’Unione Europea. Gabrijel si batte contro l’allargamento della città per mano dei costruttori che realizzano villette fantasma che nessuno occupa, contro i cinghiali selvatici che invadono i margini dell’abitato causa l’abbandono del limitare. Ce ne vorrebbero a centinaia di giovani come lui, che comunicano l’esuberanza e la temerarietà dei vent’anni, questa sì sarebbe la rivoluzione del vino e dell’agricoltura.
Carlotta Rinaldi viene dalle terre del Barolo e con la sorella sono la nuova generazione della Cantina Giuseppe Rinaldi. Nome importante e area vinicola importante, questo non vuol dire però che lo scontro generazionale che ha vissuto non le permetta di portare anche il suo contributo. Oggi ha ventisette anni e, pur nel solco della tradizione, ritiene che il suo apporto possa concretizzarsi in una maggiore attenzione al paesaggio e alla sostenibilità ambientale. Il successo di un territorio non è fatto solo di fortune, ma – se queste accadono – vanno poi capitalizzare per lanciare un messaggio più profondo ed autentico. La crescita invidiabile del Barolo negli ultimi trent’anni non deve far perdere di vista il ruolo del vignaiolo anche come custode della terra: maggiore attenzione alla biodiversità e invito a non strafare, piantando “Nebbiolo anche sotto ai letti”, perchè di territorio ce n’è uno solo e va preservato per il futuro.
Carolina Gatti produce Col Fondo e la sua famiglia imbottigliava Prosecco Col Fondo ancor prima che diventasse di moda, perchè riteneva che fosse l’espressione migliore per le loro uve ed il loto territorio a Ponte di Piave in Veneto. Ha 39 anni e dal 2012 conduce l’azienda di famiglia Gatti; tra ciò che ha imparato durante gli studi in enologia e l’esperienza diretta, vorrebbe fosse maggiormente preminente la seconda, perché sente che è l’istintività che può portarla a produrre dei vini eleganti ed armonici in cui lei sente rispecchiarsi il suo territorio. Al mondo esterno chiede maggiore rispetto per il lavoro dei giovani agricoltori, che si tramuti in ascolto vero delle loro esigenze e in una cultura del vino in cui l’umanità è parte integrante.
Patrick Uccelli è un vignaiolo dell’Alto Adige di 41 anni che, anche se giovane in senso stretto forse non si può definire, mantiene l’entusiasmo giovanile infondendolo in tutto ciò che fa. Nei suoi 3,3 ettari di vigneto lavora costantemente alla destrutturazione delle sue due laurea in enologia e viticoltura, cercando di riportare concretezza al suo essere contadino. Quel che vede, sente e tocca ogni giorno è l’urgenza del rispetto dell’ambiente e dell’essere umano, e secondo lui l’unica via – senza mezze misure – è la scelta del biologico e del biodinamico. Ogni coltura dovrebbe avere la stessa dignità ed avere voce in capitolo, perché l’agricoltura sfama il mondo, ma questo mondo vorace non ne vuole sapere di guardare in faccia la realtà.
E voi, che ne pensate? La rivoluzione ha da venire o possiamo permetterci ancora il lusso di fregarcene?