Ho ufficialmente partecipato al mio primo evento di social eating: l’evento, organizzato dal Comune di Monfalcone in occasione dell’8 Marzo, prevedeva una serie di cene presso le case dei cittadini, a cui potessero partecipare altri cittadini, pur non conoscendosi tra di loro. Come dicevo, era la prima volta che mi invitavano a partecipare ad un pasto secondo il modello del social eating, ma in realtà una situazione di questo genere mi era già capitata negli anni, solo che non si chiamava così.
Come funziona un evento di social eating? Ci sono un elenco di persone che ospitano la cena presso la loro abitazione personale ed indicazioni generali circa il menu, tra cui scegliere secondo le proprie affinità ed i propri gusti. Nel mio caso personale, tra la rosa delle proposte, ho scelto di cenare a casa di Chiara e di gustare la sua cena “Shabby style dinner”, perchè mi sembrava quella più in linea con i miei gusti. Solitamente il pagamento della cena avviene in maniera forfettaria, equamente divisa tra i partecipanti alla cena. Chiara ha chiesto ai suoi ospiti di contribuire con 15 euro a testa.
Ci si ritrova tra sconosciuti, ognuno con il proprio bagaglio di esperienze ed opinioni, per condividere una cena, magari raccontandosi qualcosa della propria vita. Oltre a Chiara, ho avuto il piacere di conoscere Sara, Barbara, Elisabetta, Elisa e Renata e di ognuna di loro potrei dire qualcosa di bello che mi è rimasto impresso quella sera. Ricordo il rapporto madre e figlia davvero unico e speciale di Sara e Barbara, il racconto di Elisabetta a proposito delle sue giovani figlie che sono emigrate in cerca di un futuro migliore, l’entusiasmo di Renata che ha una passione incredibile per la cucina ed è riuscita a trasmetterla al proprio figlio maschio, la volontà di Elisa di cambiare il mondo e le sue azioni concrete per farlo.
Per ospitare a casa propria un evento di social eating, i padroni di casa hanno di base una propensione al cucinare, magari perchè hanno seguito un corso di cucina oppure perchè si dilettano nelle ricette da diverso tempo. Chiara ci ha mostrato abilità culinarie non da poco, realizzando addirittura i grissini ed il pane in casa. Ha cucinato per noi ospiti un menu completo dall’antipasto al dolce, iniziando con una rivisitazione della classica parmigiana, fino alla torta di carote con crema di burro. Ad ogni piatto era abbinato un vino diverso, proposto dal marito di Chiara, che aveva studiato i migliori abbinamenti vino e cibo in occasione della serata.
A metà cena ci ha raggiunto anche la scrittrice monfalconese Patrizia Sanguineti, che ci ha letto alcuni passaggi del suo libro “Una storia ucraina. Nata in un paese che non c’è” e alcune sue poesie. Un evento nell’evento, che ha permesso una riflessione ed un confronto ulteriore durante la cena ed un momento culturale di grande interesse e spessore. Patrizia scrive di vite vissute, che si intrecciano con la nostra vita di tutti i giorni. Le sue poesie in dialetto bisiaco sono acquarelli lievi e delicati che descrivono le piccole cose di ogni giorno.
A fine cena, siamo tutte rientrate a casa salutandoci cordialmente. Una sensazione agrodolce però albergava in me: se da un lato avevo passato una bella serata, dall’altro non potevo non domandarmi se davvero abbiamo bisogno di relazioni istantanee. L’altra sera ho guardato un programma su Rai Due che raccontava dei nuovi servizi nati in seno alla sharing economy, tra cui si citava il famoso Grammo, appunto servizio di social eating. Il fondatore raccontava come tra le due componenti di social e eating nella rilevanza del servizio, a prevalere sia proprio quella della socializzazione, un bisogno ricercato nei nostri centri cittadini divenuti città dormitorio o comunque in un contesto di deprivazione della relazione umana.
La prima volta che ho partecipato ad un evento di social eating non è stato in questa occasione di Monfalcone, ma risale a quindici anni fa, quando come studentessa Erasmus nel Sud della Francia l’unico modo per interagire con il tessuto sociale della città dove risiedevo erano quelle cene una volta alla settimana che un’associazione locale organizzava per fare incontrare la popolazione straniera con gli abitanti. Un modo per noi studenti di parlare la lingua del posto, conoscere maggiormente le loro abitudini e in qualche modi farci accettare ed integrare.
Ripensando a quella prima occasione, ho deciso per comodità e per occasioni future di classificare gli eventi di social eating in tre tipologie:
1) Social eating mordi e fuggi – a cui non voglio partecipare
2) Social eating di integrazione culturale – a cui voglio partecipare per un fine ultimo più importante
3) Social eating come evento ludico per turisti – interessante da sviluppare da parte delle comunità locali che si vogliono aprire a nuove forme di accoglienza del turista
Non so voi come la pensiate, vi inviterei a riflettere su tutti i servizi che si richiamano alla tipologia 1. La vita è una sola, spendiamola per costruire relazioni oppure per costruire noi stessi, non per vivere attimi sconnessi. L’esperienza è quel qualcosa che assume valore ai nostri occhi quando le diamo un significato.
Commenti
Molto interessante. Sono d’accordo con te che la prima tipologia di social eating sia “parte del problema” più che una soluzione. Sono comunque molto stimolato da tutte queste forme di socializzazione che crescono grazie al web e che possono dare vita ad un turismo di base locale ed esperienziale.
Grazie per il tuo commento! Anch’io credo nelle potenzialità di questi servizi per la comunità locale, ma devono essere compartecipati. E la compartecipazione, fondamentale, è sicuramente un traguardo di non facile raggiungimento. Nel caso della serata proposta dal Comune di Monfalcone, c’è stato buon riscontro da parte dei cittadini, forse perchè vivono in prima persona il disagio di una comunità disgregata che vuole ritrovarsi.
Ciao Elena e complimenti per il dettagliato servizio!
Anche se condivido la tua classificazione degli eventi Social eating mi piace comunque pensare che alcune conoscenze che si possono fare negli incontri “mordi e fuggi” si possono, a volte, trasformare in lunghe e durature amicizie.
Ancora complimenti a Chiara e al marito per la bella serata.
Grazie mille Renata per il tuo messaggio. Fondamentalmente me lo auguro anch’io, ed è questo per questo che ho voluto riportare la sensazione che mi ha pervaso a fine serata: era un lieve disappunto di aver conosciuto belle persone e non poter condividere con loro altre occasioni!