Mi è capito di essere parte di un gruppo in visita ad un’azienda vitivinicola non molto tempo fa e di udire una domanda che, dal mio punto di vista, mi è parsa strana: “In questa azienda trattate le vigne oppure fate vino biologico e naturale?”. Premetto che quando si tratta di chiedere informazioni, tutto è lecito e nulla deve essere considerato come banale o stupido, poichè ognuno di noi può non sapere rispetto a questioni tecniche di un determinato settore o nozioni precise, ma questa domanda mi è parsa sintomatica della confusione che si è generata nella discussione relativa al termine “naturale” accostato ai vini e alla viticoltura. Può esistere una viticoltura naturale, in cui cioè non vi è trattamento? E come sarebbe, se fosse possibile? Mi piacerebbe si potesse rispondere a questa domanda con alcune immagini che, per puro caso qualche giorno fa, ho scattato incappando in un vigneto quasi del tutto abbandonato a sè stesso. Che tristezza mi ha fatto, con quell’uva così intristita e macera, quelle foglie malate e quei tronchi avvizziti, nessuna bellezza in questo vigneto.
La definizione del termine “viticoltura” che ritroviamo nei dizionari è la seguente: coltivazione della vite con sistemi razionali, suggeriti dalla scienza e dalla tecnica. Coltivazione va di pari passo con cura ed attenzione a ciò che si coltiva, e la coltivazione della vite ha estremo bisogno del coinvolgimento umano: il vino ha un costo anche in funzione della manodopera dell’uomo. La viticoltura di collina, o addirittura la viticoltura eroica, sono lavoro costante, fatica e stress. Non che in terreni pianeggianti sia una passeggiata, ma in questi casi alcune operazioni possono essere meccanizzate e sgravare l’uomo da alcuni lavori. Ora ciò che sia “razionale” per qualcuno non lo è per un altro e via di questo passo, tanto che è la testa dell’uomo a contare più di ogni altra cosa nel vino. Io per esempio acquisto vino di preferenza solo da chi conosco, beh la mia massima potrebbe suonare un pò così “non accetto vino dagli sconosciuti“.
Grazie a questa definizione da dizionario, possiamo comprendere come nei “sistemi razionali” rientrino i sistemi agricoli codificati quali il convenzionale, il biologico, il biodinamico, l’integrato. Per quanto riguarda il termine “naturale”, questo può dire tutto o niente, certo è una contraddizione nei termini un sistema agricolo naturale. A proposito, come ebbi a dire già una volta “anche l’uranio è naturale”. Non fatevi fregare dalle definizioni, che tra naturale, libero, biologico, simbiotico e via dicendo i vostri vini del cuore non ci sono: i vini del cuore sono quelli che portano con sè una relazione umana.
Se non siamo tecnici del settore, non saremmo mai in grado di comparare sulla carta i trattamenti in vigneto di uno o dell’altro produttore, o non credo ci interessi neanche la questione. E per di più, in alcuni casi, alle nostre domande non troveremmo adeguate risposte: quel giorno l’ottima persona che ci guidava nella visita, alla domanda su “trattato o biologico”, ha schivato del tutto la discussione, proprio per non entrare in lunghi e noiosi discorsi tecnici, e con semplicità ha risposto che la loro coltivazione non è biologica e trattano quando necessario. Chi ha risposto in questo modo secondo me ha sbagliato, perchè chi ha posto la domanda non ha ricevuto nessuna nozione e nessuna conoscenza in più di quando è entrato in quella azienda agricola, solo un dato di fatto che forse non può comprendere appieno.
Per viticoltura naturale si intende la possibilità di intervenire in vigneto senza l’utilizzo di prodotti (trattamenti) di sintesi chimica, e utilizzando ritrovati (trattamenti) da elementi che sono presenti in natura: nei sistemi biologici vengono utilizzati di norma rame e zolfo, e qui come in altri casi si utilizzano anche preparati a base di vegetali. In ogni sistema agricolo, l’uomo interviene e quindi fa trattamenti. Non fermiamoci alla superficie delle cose, se cerchiamo una definizione. In caso contrario, sentiamoci liberi di innamorarci di un vino per qualsiasi motivo.
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