“Non ho l’età, non ho l’età….”, eh no che non ce l’ho l’età e gli anni non li dico, se non vagamente e facendo riferimento ad una non meglio precisata adolescenza perenne. La scusa è classica, “non te lo dico, sono una signor…ina!”. La parte più difficile e divertente del compleanno è per me la scelta di cosa mangerò, cosa berrò e dove sarò a festeggiare. Scartati i locali wow, come il Castello di Trussio a Ruttars – Dolegna del Collio, in cui andrò quando sarò ricca e famosa (mah!), restava comunque una lunghissima lista di posti del cuore dove avrei voluto andare e dove per una ragione o l’altra non ci sono ancora stata.
Una cosa era certa, il posto doveva corrispondere alle caratteristiche di “domacjia”. Che vuol dire? Cucina casalinga, da trattoria dura e pura che protegge le sue ricette e te le offre così come sono, senza fronzoli e senza tante parole. Più facile a dirsi, difficile a farsi, la prenotazione è stata ardua visto che si trattava di un martedì sera, giornata canonica di chiusura di quasi tutti i ristoranti.
A malincuore ho dovuto arrendermi al turno di chiusura della locanda Alla Posta di Grimacco nelle Valli del Natisone, dove mi vedranno sicuramente presto! Si narra che un giorno, un artista che faceva base alla mitica Topolò, così racconta la sua esperienza in questo locale “…ad un certo punto avevo davanti una scodella con una zuppa. Quando il primo cucchiaio ha iniziato ad andare giù ho fatto un balzo…:era talmente buona che ho avuto paura!”.
Non mi restava che dare un occhio a tutte le guide delle “osterie” per avere una panoramica completa, da Slow Food al Mangia Rozzo, ed eccomi finalmente alla scelta: Vecchie Province a Mossa (GO). Risultato? Ottimo! Il fogolar acceso vicino al quale mi sono fatta scattare decine di foto mentre faccio finta di sistemare i tizzoni, le tavole semplici ma curate, il servizio cortese e sorridente, il bottiglione da 1,5 a consumo del vino di casa (buono), la cucina dalle ricette preziose perchè non le trovi ovunque standardizzate. A forza di richiedere il nome della zuppa serba che qui propongono, quasi quasi me lo scrivevano! Si chiama Pasulj, ha dentro fagioli bianchi, pomodoro, carne affumicata, insomma una bontà dai sapori decisi! Abbiamo poi gustato le tagliatelle fatte in casa con sugo di cinghiale (il mio piatto preferito della serata, magnifiche), la Lubjanska (per i profani, sorta di cordon bleu di orgine slovena) e la carne alla griglia.
Qui in Friuli Venezia Giulia le contaminazioni sono all’ordine del giorno. Incrocio di culture, che convivono e si valorizzano a vicenda, anche e soprattutto in cucina, meraviglia!