Maria lo sa e lo dice chiaramente a tutti: quando lei deciderà di chiudere sarà la fine del suo ristorante. Maria infatti si rammarica perché nessuno dei suoi figli si farà carico del suo testimone e il pensiero è tanto più doloroso quanto lei ci ha messo di vera passione in questa attività. E gli avventori del ristorante Alla Posta di Clodig – Grimacco (Ud), amano questo luogo, soprattutto amano la cucina di Maria.
Siamo nelle Valli del Natisone, uno scrigno di verde e selvaggio, come sono solitamente selvaggi i suoi abitanti. Non intendo selvaggi nel senso di primitivi eh, non voglio offendere nessuno! Lo intendo nel senso di quel “selvadighi” caro delle nostre zone, dove il carattere è solitario, scontroso e un po’ bizzarro, ma puro e vero. Qui la natura ti colpisce alla testa e allo stomaco, ti stupisce nella sua bellezza primigenia, ti avvolge nei colori, nei paesaggi, nelle acque che scorrono, nelle rocce antiche e nei fiori tardivi. La sensazione che ho ogni volta che arrivo nelle Valli del Natisone è che qui, a differenza di altri luoghi simili, c’è un senso di apertura verso il cielo e verso la luce che è negato ad altre vallate, di solito ombrose e oscure. La luce è ovunque, si insinua tra gli alberi, ti regala villaggi in lontananza, ti scalda un po’ il cuore.
A scaldarti il cuore completamente ci pensa la cucina della zona, come nel caso di Maria che qui ha il suo regno incontrastato. E’ una sapiente chef, questo è certo; lei non improvvisa, lei studia i suoi piatti, li cura nei minimi dettagli e ci tiene che tutto sia perfetto. Non svela le sue ricette ed è difficile carpirne il segreto mangiando, troppo buono il cibo per fermarsi a pensare e troppo complessa la scommessa di interpretarlo.
Ho avuto il piacere di assaggiare alcuni suoi piatti e di certo cercherò di tornarci prima che sia troppo tardi. Ho notato che Maria gioca molto con l’armonia dei sapori utilizzando l’unisono dei contrasti ed ecco quindi che l’antipasto di carne salata si abbina allo strudel di pere e zenzero: non sapori forti, ma delicati che si compensano tra il dolce ed il salato. Lo zenzero è quasi impercettibile nella sua finezza di spezia amalgamata alla perfezione con le pere.
Un tripudio di primi piatti, a cui non resisto, si sussegue con ritmo abbastanza sostenuto e mi domando come faccia in cucina, con due giovani aiutanti per le piccole cose, a preparare tutto sul momento. Il riso alla trota su vellutata di asparago con gamberetti è buonissimo, speciale la crema di asparagi e anche qui nulla sovrasta ma la combinazione ideale dei gusti che si sposano e che non immagini se non in quell’accoppiata.
I ventaglietti allo sklopit fanno venire il dubbio che ci sia una magia all’interno: come si lega la pianta del silene in questa salsina fine e delicata? Non è certo besciamella, non c’è traccia di panna…Maria ci dice “è roux, una speciale roux”, ma nulla di più trapela. Tanto vale mangiare e non pensarci più!
Ed ecco arrivare i ravioli con petto d’oca, pasta fatta in casa ruvida e spugnosa che assorbe tutto il sugo delizioso del ragu d’oca. Alla fine nel piatto non resta nulla, solo una vaga ombra del desiderio appagato. Si capisce che Maria ama la dolcezza e la vuole regalare ai suoi ospiti, che lascia andar via senza nessun peso sullo stomaco, ma con una leggerezza quasi impossibile.
Il dolce della casa è un semifreddo di gelato su frolla al caffè e salsa alle fragole. Mi domando perché le fragole che qui certo non sono ancora di stagione, ma sono state selezionate con tanta cura, sono così rosse e saporite, che non vale la pena cercare il pelo nell’uovo!
Se fosse possibile, augurerei a Maria di poter passare la sua sapiente arte culinaria ad una nuova generazione, ma forse non è possibile, forse la memoria è destinata a spegnersi e con essa il piacere del mangiar bene in questo luogo speciale.